Nel giorno della Passione del Signore il Prevosto Mons. Norberto Donghi ha presieduto in Basilica San Martino la celebrazione con il rito della Venerazione del Bacio della Croce.
Nel giorno del Venerdì Santo la Chiesa ci invita a un gesto che forse può sembrare un po’ sorpassato: la venerazione e il bacio della croce. Ma è un gesto eccezionale, perché baciando Cristo, si baciano tutte le ferite del mondo, tutte le ferite dell’umanità, quelle ricevute e quelle date, quelle che gli altri ci hanno inciso e quelle che abbiamo inciso noi. Anzi, baciando Cristo, baciamo le nostre ferite, quelle ferite lasciateci dal nostro non essere stati amati.
Così è stato anche in Basilica, spoglia di tutto, svuotata di ogni statua, candela e dell’Eucarestia, a simboleggiare della mancanza di Lui, segno della morte di Cristo.
«Il ladrone – ha spiegato nell’omelia Mons. Donghi – si rivolge a Gesù chiamandolo per nome: non usa nessun altro titolo per ottenere la sua misericordia. Non Signore, Maestro, Salvatore…Gesù e basta. Davanti alla morte non c’è tempo per titoli, onorificenze e cose di questo genere, si è condotti alla verità delle cose. All’essenzialità!
Gesù è il nome da pronunciare, è il nome dell’amicizia, della familiarità. È il nome che annulla le distanze. È l’unico nome, lo dice la sacra scrittura, sotto il quale possiamo trovare la salvezza: Gesù.»
Il malfattore rimane nudo sulla croce, come Gesù, condannato alla stessa pena. Ed esclama “Ricordati di me”, «cioè ricordati chi sono, del niente che è la mia vita, degli errori che l’hanno fatta finire male, del bene che ho perduto, della mia fragilità. E Gesù come risponde: “In verità in verità ti dico. Oggi sarai con me in Paradiso”.»
«Gesù non solo si ricorderà, ma lo porterà via con sé, se lo caricherà sulle spalle, come fa il pastore con la pecora perduta e ritrovata, perché sia più leggero l’ultimo tratto di strada verso casa. […] Aveva scelto i discepoli perché stessero con Lui, ama averci ancora con Lui, anche nella pienezza del suo Regno.
Gesù ha voluto cominciare da questo delinquente perché non perdessimo mai la speranza che c’è sempre un’occasione per cambiare vita e convertirci, anche all’ultimo minuto!
Nulla è definitivamente perduto, nessuno è senza speranza.
Le braccia del re-crocifisso resteranno spalancate per sempre, per tutti quelli che riconoscono Gesù come compagno d’amore e di pena, qualunque sia il loro passato: è questa la Buona Notizia di Gesù Cristo. È il principio della vita eterna.»