Venerdì Santo, in serata, il Prevosto ha presieduto la Via Crucis dal Centro Salesiano di Treviglio alla Basilica, dove è stata portata in processione la statua del corpo di Cristo.
Gesù “abbraccia tutto di noi”
«Sulla croce – ha detto il Prevosto – il Figlio di Dio ha abbracciato tutto di noi, anche quello che gli era più distante: la morte, il nostro dolore, le nostre povertà e le nostre miserie.»
«Nel racconto della passione, lo abbiamo sentito anche durante il nostro cammino, vi è come un ritornello che tutti ripetono: “salva te stesso!” Questa è la logica umana, ma Gesù non salva se stesso. Non lo fa perché era certo che il Padre lo avrebbe fatto, e questa fiducia, questa certezza è il germe della vita eterna, che è dono di Dio. Tutti subiamo il fascino della tentazione al pensiero che alla fine dobbiamo salvarci da soli. Solo quando ci si affida si ritrova anche una salvezza.»
Avere fede significa lasciare la logica dell’autosufficienza e vivere la pace di chi si sente nelle mani di Qualcuno. «La disperazione dilagante in questo nostro mondo nasce soprattutto da una sensazione diffusa di solitudine e di abbandono. Ci sentiamo soli e viviamo da disperati.»
«Torniamo dunque a guardare colui che abbiamo trafitto (cfr. Zc 12,10). Fissiamo gli occhi sulla croce. Sostiamo in silenzio e adorazione perché ci sia dato di vedere, come all’apostolo Giovanni, la potenza di Dio nella debolezza umana, il trono della sua vittoria nel patibolo dell’ignominia, la gloria di una nuova creazione nell’umiliazione della morte.
Solo così potremo scoprire che la luce tenue all’orizzonte non sta segnando la fine di un mondo, ma l’inizio. Non è il crepuscolo, ma è già l’alba di un nuovo giorno.»