Giovedì Santo il Prevosto ha presieduto in Basilica San Martino la Santa Messa in Coena Domini con il rito della lavanda dei piedi a 12 ministri straordinari dell’Eucarestia, di cui si fa memoria dell’istituzione nella celebrazione.
Il Prevosto Mons. Norberto Donghi ha presieduto la Santa Messa in Coena Domini del Giovedì Santo in Basilica San Martino. Durante la celebrazione il rito della lavanda dei piedi, in memoria del gesto di Gesù con i discepoli, a 12 ministri straordinari dell’Eucarestia, di cui viene ricordata l’istituzione del Sacramento proprio durante la celebrazione della “Cena del Signore”.
Durante l’omelia il Parroco si è soffermato sui gesti che vengono ricordati durante la celebrazione del Giovedì Santo, introducendo anche i fedeli alla celebrazione di tutto il Triduo Pasquale.
«Sant’Agostino scriveva: “confessiamo fratelli, sorelle, senza timore, anzi proclamiamo che Cristo fu crocifisso per noi. Diciamolo non con timore, ma con gioia, non con rossore, ma con fierezza.” Dunque senza rossore, con fierezza, insieme iniziamo la grande celebrazione della Pasqua di questo anno liturgico.»
“Io, il Maestro, ho lavato i piedi a voi”
«La chiave che ci aiuterà a tenere un filo possibile tra queste celebrazioni sarà proprio il tema della vita eterna, che tutte le attraversa e di tutta la Pasqua è certamente il dono più grande.
Di solito si presenta l’episodio della lavanda dei piedi come un insegnamento sul servizio che dobbiamo renderci a vicenda. Ma questa sera, proprio per sottolineare il tema della vita eterna, vorrei leggere questo episodio con un’altra dimensione. […] “Se non ti laverò i piedi, non avrai parte con me.” Non tanto quindi il dovere di lavarci i piedi gli uni gli altri prima di tutto, ma il lasciarsi lavare i piedi da Gesù è ciò che ci permetterà, di avere parte con Lui. Difficile è amare, servire, ma lo dobbiamo ammettere, forse ancora più difficile è lasciarsi amare, lasciarsi servire.»
«Mi consola, e forse consola anche ciascuno di voi, che di là, quel di là che forse un po’ ci fa paura, del quale preferiamo non parlarne, non pensarci, mi consola sapere che di là mi aspetta un Signore pronto a lavarmi i piedi. Proprio i miei piedi, impolverati dalla sporcizia, dalla cattiveria di questo mondo, del mio peccato. Sapere che mi attende un Signore che mi metterà a tavola, mi tratterà da Signore e farà festa per l’eternità, per me, povero e confuso peccatore.»
«L’Eucarestia che stiamo celebrando è il pegno e la caparra di tutto questo. […] Sangue e carne sono parole che indicano la piena umanità di Gesù. Le sue mani di carpentiere con il profumo del legno, le sue lacrime, le sue passioni, i suoi abbracci. “Prendete, mangiate.” Parole che mi sorprendono ogni volta, come una dichiarazione d’amore. “Io voglio stare – dice Gesù a ciascuno di noi – nelle tue mani come un dono, nella tua bocca come un pane, nell’intimo come tuo sangue. Voglio farmi respiro, pensiero di te, tua vita.” Quando mangeremo il suo corpo questa sera, ricordiamoci che quelle mani che riceviamo nel corpo di Cristo sono le mani di Gesù sporche dei piedi dei discepoli.»