La quinta preghiera della sera presieduta dal Vescovo predicatore S.E. Mons. Giuseppe Vegezzi, ausiliare di Milano.

«Anche questa sera mettiamo un altro tassello in questo nostro cammino con le parabole del Signore Gesù. Questa sera ci fermiamo, come dice il titolo di questa serata, sulle parabole del giudizio. […] Il giudizio non è un tempo che verrà, ma è qualcosa che io mi costruisco già adesso. Poi sarà un giudizio di misericordia, di perdono, ma non dobbiamo dimenticarci che siamo chiamati a rendere conto del nostro operato.»

Vigilare

«”State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento”. Il vigilate è l’invito principale. E l’accento è posto non tanto sul giudizio, nel senso nel dire chissà cosa mi capiterà, ma sulla vigilanza. Per arrivare a quel punto io sono chiamato ad essere vigili, a fare attenzione. […] Adesso, in questo momento, in questa nostra vita, dobbiamo vigilare, perché dobbiamo essere pronti a tirar fuori il meglio di noi stessi. Adesso dobbiamo vigilare. Adesso dobbiamo stare attenti di fare le scelte giuste perché la nostra vita possa realizzarsi meglio. Perché il Signore risorto possa già farci anticipare un po’ la bellezza di spendere la vita con questo ideale. E quindi devo vigilare adesso, in questo momento.»

«Se noi abbiamo il cuore sulla misura di Cristo, un cuore caritatevole, quando noi riusciamo ad amare gratis, come ci ha insegnato il Signore Gesù, allora lì possiamo dire che siamo in questa linea. Quando noi riusciamo ad avere un amore fraterno che ci contraddistingue, non perché vediamo il bene da tutte le parti e non vediamo i difetti degli altri, ma perché sappiamo andare oltre. Allora lì si capisce che siamo una comunità cristiana, allora si capisce che il mio giudizio è un giudizio che tiene conto di questo amore. […] In altre parole, Gesù che dice “dipende da te, accetti il Regno di Dio o lo respingi?” La libertà che il Signore ci dà ci permette di fare la scelta. […] Ma la libertà dell’uomo che il Signore ci ha dato ci può fare brutti scherzi, ci può far scegliere il più comodo, il più facile, che non sempre corrisponde con il meglio. E allora dobbiamo davvero vigilare. Vigilare che vuol dire restare sotto il primato di Dio. Vigilare che vuol dire respingere il male, qualsiasi forma di male che c’è. […] Vuol dire custodire il nostro cuore, che è la sedia dei nostri sentimenti, perché possa scegliere il meglio. E allora vigilare vuol dire custodire i pensieri, le fantasie, il giudizio, i sentimenti. Perché solo così riusciamo allora a capire dove vogliamo andare, solo così riusciamo allora a dare un senso alla vigilanza.»

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