Preghiera della Sera, continua il filone delle meditazioni del Vescovo predicatore S.E. Mons. Giuseppe Vegezzi
«Abbiamo questi due personaggi, questo Simone, fariseo, e questa donna peccatrice. Simone viene specificato che è un fariseo, quindi un separato dal popolo, perché si sentiva superiore agli altri. E dall’altra parte però abbiamo questa donna che entra inaspettatamente. […] Gesù si lascia toccare da una donna così. Per loro era una cosa molto grave, ecco perché tutti i farisei, Simone per primo, dubita dell’identità di Gesù. [Gesù quindi dice] “Tu non mi hai fatto questi gesti, non hai fatto questo. Perché? Perché ti senti già a posto. Sei già pieno di te stesso, hai un’esperienza limitata del perdono e quindi riesci ad amare poco.” Questa donna invece, che ha riconosciuto, sapeva che era in una situazione strana, sapeva che sbagliava, sapeva che aveva bisogno di una boccata di ossigeno per ricominciare. L’ha manifestato amando il Signore Gesù, andando all’incontro, facendogli questi gesti che la portano alla salvezza: “va, la tua fede ti ha salvato e va in pace.”»
Guardare alle nostre fragilità
«Il Signore vuole sempre farci prendere le nostre responsabilità. Vuole metterci dentro in prima persona nella situazione del rapporto con Dio. Perché è un rapporto che deve essere vitale, un rapporto che deve riguardare la nostra esistenza, non ad altri. […] “Tu sei quell’uomo”. Non sono gli altri, questo vale anche per noi. Io penso che questa sera possiamo fermarci proprio su questa persona. Di fronte a delle immagini, di fronte a degli insegnamenti, a delle situazioni in cui siamo chiamati a verificare la nostra vita, ricordiamoci che non sono cattivi quelli lì, non sono quelli lì che fanno cose strane. Lo puoi fare anche tu. […] E allora chiedi al Signore la capacità di lasciarti coinvolgere e guardare dentro. Guardiamo dentro noi stessi, perché tante volte noi siamo portati a dar la colpa agli altri, se si fa fatica a credere, se c’è questo o quest’altro. Guardiamoci dentro, occorre riconoscere le nostre fragilità.»
«”Il Signore ha rimosso il tuo peccato, tu non morirai”. Di fronte al pentimento, qualsiasi errore viene perdonato. Il nostro è un Dio che fa pendere la bilancia sempre di più verso la misericordia, a patto che si riconosce l’errore. A patto che si è disposti a chiedere perdono. E allora cambia la storia. Cambia la storia di Davide da quel momento lì in avanti, “non morirai”, cambia la storia della donna peccatrice, “la tua fede ti ha salvato, va in pace”. Chi riesce a fare il passo dell’umiltà, chi riesce a fare il passo di riconoscersi peccatore, può riprendere la strada della pace e della serenità.»