Questa mattina S.E. Mons. Giuseppe Vegezzi, ausiliare di Milano e Vescovo predicatore della Novena24, ha celebrato la Santa Messa dando inizio al terzo giorno della novena.

«Il protagonista della parola di Dio di questa liturgia è Giona, lo troviamo sia nella prima lettura che nel Vangelo. Questo Giona ha ascoltato questo invito che il Signore gli fece di andare a predicare e scuotere Ninive, una città peccaminosa, pagana, idolatra, una città dove c’era il bene, ma prevaleva soprattutto il male. Ecco perché è stato mandato a dire “40 giorni e poi sarà distrutta”, perché era una popolazione che si allontanava. […] Il risultato è che Ninive non viene distrutta grazie all’opera di Giona, della sua predicazione, grazie alla volontà degli abitanti di Giona di ascoltare questa predicazione e di lasciarsi convertire.
Un significato molto importante anche per noi questo: il Signore ascolta le nostre preghiere, il Signore è disposto a cambiare un po’ la sua idea di fronte a chi ha il cuore contrito, chi si accorge di aver sbagliato, chi si accorge che deve cambiare vita e cerca di farlo, cerca di ascoltare la parola di Dio.»

La generazione “malvagia”

«Lo stesso argomento Gesù lo tratta per dire un’altra cosa. Questa generazione è una generazione malvagia, cerca un segno, ma non lo torva. Malvagia perché probabilmente si è allontanata un po’ dall’amore verso Dio. Una generazione che si dimentica di Dio, che lo tiene come qualche cosa in secondo piano e che cerca un segno […] perché vuole sempre cercare qualche segno straordinario per poter poi credere. Il Signore su questo non è d’accordo, dice “ci sono già diversi segni, […] se non basta questo non gli sarà dato nessun segno”.»

«La forza però della preghiera può cambiare la direzione della nostra vita. Voi qui a Treviglio avete un po’ un certo parallelismo, un certo segno molto importante, anche se è avvenuto tanto tempo fa di fronte al pericolo della distruzione di Treviglio, la fede del popolo davanti a Maria, inginocchiato davanti al dipinto di Maria ha cambiato l’orizzonte, ha cambiato la storia, tanto è vero che oggi siamo qui ancora a ricordare questo fatto. Che cosa ci dice allora anche questo fatto insieme a questa parola? Abbiamo bisogno di riscoprire cosa bisogna fare per tirar fuori il meglio, per servire bene e per essere una comunità che diventa oggi il segno della presenza di Dio che non dà segno un particolare, ma il segno della nostra fede che ci rinnova.»

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