Martedì la seconda Preghiera della Sera della Novena24 con il Vescovo Giuseppe.

«Questa sera facciamo un passo in avanti e vogliamo dire “ma che cosa diceva, cos’è che annunciava di per sé concretamente?” E noi sappiamo che quello che Gesù raccontava erano le parabole. E ora in queste sere noi vedremo alcune parabole perché da lì noi tiriamo fuori i nostri insegnamenti. Da lì tiriamo fuori quello che il Signore Gesù annunciava quando andava in giro in mezzo alle folle, come abbiamo sentito, in mezzo al mare o insieme alla gente.»

Le quattro parole

All’inizio della meditazione Vegezzi ha invitato i fedeli a cercare nel testo del Vangelo le parole importanti che potevano esprimere un insegnamento.

La prima, insegnamento: «insegnare, insegnamento, che ricorre tre volte. Cominciò a insegnare, insegnava in parabole. Quindi questa è la prima parola che viene indicata, che troviamo più volte. L’insegnamento. Gesù che insegna. Gesù che insegna non soltanto qualche racconto o qualche idea, Gesù che è maestro di vita. […] Vuole essere, con la sua parola, con il suo stile, un magistero vivente. Quindi anche noi questa sera ci mettiamo in ascolto, nelle prossime sere, di questa parola. Non per sentire qualcosa di nuovo perché non c’è niente di nuovo che non sappiate. Ma perché vogliamo dire che cosa ha da dire questo maestro, questa sera, a me, in questa situazione, in questo periodo della mia esistenza.»

La seconda, il mare: «nella Bibbia il mare era un po’ un sinonimo di male perché era il luogo del pericolo, il luogo del rischio. Ed è interessante vedere che qui si dice che Gesù si mise a sedere in mare. Quasi per dire, mi metto lì in mezzo a questo luogo di pericolo, a questo luogo delle fragilità, a questo luogo della fatica, dell’incognita. Gesù si siede lì, su questa barca, in mezzo al mare, per dire “io voglio entrare nel mare, voglio entrare in questa tua fragilità”. Entra nel mare per dire, guarda che ho il potere, il potere di tranquillizzarti, perché mi metto anche in queste situazioni per aiutarti, per farti vedere che da lì ti posso dire una parola di vita.»

La terza, ascoltare: «un’altra parola che c’è all’inizio e alla fine del racconto della parabola. Ascoltare non è sentire, ascoltiamo uno che parla, che ci dice qualche cosa, per potergli rispondere. Gesù vuole attirare l’attenzione. Vuole dire ai suoi ascoltatori “state attenti”. […] Gesù chiede anche a noi questa sera un ascolto intelligente, un ascolto che giunga a domandare a ciascuno di noi “perché mi dice di ascoltare? Che cosa mi tocca?”. Perché il rischio è sempre quello di ascoltare la Parola di Dio e dire mi piace o non mi piace. Ma questa è una parola che riguarda gli altri, non riguarda me. […] Attraverso questa parola ho qualcosa da dire che c’entra la tua vita.»

La quarta e ultima, seminare: «vuol dire affidare una vita al suo cammino. Metto giù il seme, poi dopo questo cresce, poi dopo va per la sua strada. E abbiamo sentito che questo seme trova dei terreni diversi. […] Il seme viene seminato e affidato al suo corso vitale, perché è libero di crescere. Viene seminato con fiducia, perché chi semina lo lascia un po’ al suo destino. […] Non si sta lì a guardare, perché tanti vanno sui sassi, vanno dall’altra parte, e qualcuno sulla terra. […] Gesù non ha fretta, aspetta che passi il tempo, aspetta che il seme cresca. È un Maestro che rispetta i nostri tempi e quando magari vede che facciamo fatica usa tenerezza e misericordia, due atteggiamenti che ricorrono spesso dell’atteggiamento di Gesù.»

Guardare a Maria per preparare il terreno

«Di fronte a questa parola, di fronte a questo terreno, il Signore ci dice “il seme c’è e dipende da te se essere pietra o terreno”. E possiamo dire così, il seme c’è, dipende da te essere terra o pietra, che cosa dice a te questa parola? Tanto è vero che il brano finisce con “chi ha orecchi per intendere, intenda”, cioè intendi questa sera che cosa vuol dirti il Signore di fronte a questa parola, che cosa vuole darti, quale occasione vuole darti per poter crescere nella tua fede, per poter imitare Maria.»

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